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Lettere al deficiente

Quelli che seguono sono alcuni dei miei sfoghi contro il deficiente ancora prima di scoprire la verità..quando diceva di essere depresso e di voler stare solo..

Il re caduto:l’abdicazione

Ma sai che ti dico? Che non hai capito niente e che io ti ho considerato troppo intelligente .
Io le palle me le sono tolte per farti credere che tra noi due ce le avevi solo tu, per darti quella sicurezza che avevi perso nelle tue capacità. Non hai capito che la persona più forte tra noi due sono stata e sono ancora io. Ti ho lasciato la responsabilità di tante scelte per farti sentire importante, ti chiedevo cose delle quali conoscevo già la risposta per farti sentire utile, ti ho affidato la mia vita per farti sentire indispensabile. Ma tu non hai capito e hai creduto che la tua posizione l’avessi conquistata con i tuoi meriti.
Non hai capito niente: sono stata io a farti salire sul trono e come tutte le cose che non si conquistano da soli tu stai perdendo il tuo regno perché non hai combattuto per conquistarlo, te l’ho regalato io già bello confezionato… e come tutti gli stolti ora osi lamentarti se qualcosa non è di tuo gradimento nella convinzione di meritare tutto quello che vedi dall’alto del castello.. no caro, ti renderai conto che rinnegare il mio ruolo nella tua ascesa ti costerà caro perché abbandonare il castello ti riporterà in mezzo alle persone che ti valuteranno per quello che realmente sei e vali, non incontrerai più sudditi accondiscendenti che tesseranno le tue lodi al tuo passaggio ma gente che compatirà la tua presunzione e che godrà a vederti cercare l’esilio da solo………
Non hai capito proprio niente, mio Re.
La tua corona sarà esposta nella mia collezione privata di fallimenti . quando ti renderai conto del valore che aveva mi raccomando di non tornare indietro a chiedermela, un vero re non lo farebbe.

Cosa vuoi ancora da me? Cosa pretendi ? quando stai male tu trovi sempre una spalla su cui appoggiarti, ci sono sempre purtroppo e ci sono perché fisicamente sono bloccata in questo limbo, in questa prigione a termine.. ma vorrei scappare dalla tua sofferenza perché mi fa più male della mia. Perché nella tua avverto l’egoismo di chi dà per scontato l’altro. Che non si domanda se sia giusto sfogarsi proprio con la persona che ha allontanato molto tempo fa nella certezza di non avere più bisogno di lei ..
la persona che sono ti avrebbe risposto di arrangiarti, che il tuo dolore non mi riguarda più, che tutto ciò che è tuo non mi riguarda più perché sei stato tu a volerlo perché tu hai rinnegato la nostra complicità dicendo che ormai non esisteva più da tempo.. mi hai voluta escludere dalla tua vita? Dalle tue scelte? Perché mi riservi solo il dolore e la sofferenza? Forse non ti rendi conto di quanto sono stata e sto male, di tutti i pensieri che mi frullano nella testa e di quanto i tuoi aumentino il carico , di quanto appesantiscano le mie poche speranze per il futuro, come se attaccassi la zavorra alle zampette di rondini che appena adesso sono guarite e spiccano il volo. Così mi tiri a fondo insieme a te, non voglio rimanere invischiata nella tua depressione, non voglio proprio in questo periodo in cui più ho bisogno di tranquillità per raggiungere i miei obiettivi. Non farmi anche questo, non ho tanta forza ancora per sostenere il peso delle tue pene. E dentro di me sono convinta che non sia giusto perché tu hai scelto lucidamente di chiudere il nostro rapporto per non illudermi quindi ora dovresti arrangiarti e andare avanti da solo o con chi ti aveva attirato lungo la nostra strada.

Lascia che almeno io ricominci.

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